Il grande Dirk Nowitzki, alla conquista della NBA

Il viaggio di un campione

Il 12 giugno 2011, sul parquet dell'American Airlines Arena di Miami, i Dallas Mavericks festeggiano la vittoria del primo titolo NBA della loro storia. Ma il leader della squadra, Dirk Nowitzki, unico europeo a potersi fregiare fino ad allora del premio di MVP della lega, non c'è: a pochi istanti dall'ultima sirena è scappato negli spogliatoi e lì è rimasto per un tempo che è sembrato interminabile, ripercorrendo in solitudine il viaggio che lo ha portato da Würzburg, una piccola cittadina nel cuore della Baviera, alle NBA Finals, che lo hanno appena visto battere gli Heat, il superteam di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh.

Dirk non può fare a meno di pensare che quel momento - per cui ha giocato, lottato e sofferto tutta la vita - sia la chiusura di un cerchio che ne contiene molti altri, un'opera bellissima costruita un pezzo alla volta, con l'aiuto di Holger Geschwindner, il suo scopritore e mentore, quasi una guida spirituale, e poi con il sostegno di alcune figure chiave dei Mavs - Mark Cuban, Don Nelson e Rick Carlisle, Steve Nash e Jason Kidd. Un lavoro durato oltre vent'anni, fino a raggiungere la perfezione, la parabola di un tiro che scuote la retina senza nemmeno sfiorare il ferro.

Un tiro unico

Un tiro rigorosamente su una gamba sola e in fade-away, un gesto di formidabile eleganza e tremendamente efficace, il sigillo del campione. Chissà quanto deve sembrargli lontano quel «not one, not two, not three…» pronunciato in quella stessa arena nemmeno un anno prima. Poi, finalmente, le telecamere della Abc staccano su Dirk Nowitzki. Anche lui, come LeBron, sta rientrando negli spogliatoi. Il volto è segnato dalla sofferenza, porta le braccia dietro la testa, che scompare parzialmente tra le pieghe della sua maglia numero 41, di cui si serve poi per asciugarsi il sudore dalla fronte e le lacrime dagli occhi. Non avrebbe motivo per mostrarsi così.

Il viaggio è la meta

Si dice che il viaggio sia molto più importante della meta, che il percorso conti più della destinazione, che il «come» abbia molto più significato del «dove». Per questo è probabile che quei cinque minuti in cui Dirk Nowitzki ha voluto chiudere il resto del mondo fuori dalla porta di uno spogliatoio siano stati consacrati al ricordo del momento in cui tutto era cominciato. Un momento coinciso con la scelta di perdersi, anzi di farsi dimenticare, per un po'.

Un ritratto completo

Il Grande Dirk Nowitzki alla conquista della NBA è molto più di una semplice biografia sportiva: è un ritratto completo di un campione che ha saputo riscrivere la storia del basket, cambiando per sempre il ruolo del giocatore europeo in NBA. Claudio Pellecchia riesce a raccontare con grande efficacia non solo i successi e le sconfitte del campione tedesco, ma anche i suoi lati più umani, rendendolo una figura ancora più affascinante.

Un percorso straordinario

Molto spesso si dice che il successo nasca da lontano. Dirk Nowitzki e i Dallas Mavericks seguono esattamente questo principio. In Il Grande Dirk Nowitzki, alla conquista della NBA di Claudio Pellecchia c'è il viaggio di un ragazzo che, partendo da Wurzburg, sale sul tetto del mondo. E lo fa partendo da un luogo e da un tempo molto lontani.

Due momenti chiave

• Il viaggio a Uluru nel 2007 assieme al suo mentore Holger Geschwindner e gara 6 delle Finals NBA 2011.
• Il primo momento vede maestro e allievo viaggiare nell'Australia centrale in un momento di crisi nonostante la vittoria dell'MVP.
• Il secondo è il momento in cui Dirk manda in paradiso Dallas.
• Il 12 giugno 2011 si tiene gara 6 delle NBA Finals contro i Miami Heat. Dirk sfodera una storica doppia doppia da 21 punti e 11 rimbalzi.

Un nuovo archetipo

Nonostante le iniziali difficoltà e lo scetticismo che circondava i giocatori europei in NBA negli anni '90, Nowitzki ha saputo imporsi come uno dei primi “big men” moderni, capace di tirare da tre punti e di creare un nuovo archetipo per i lunghi nel basket professionistico. Uno dei punti di forza del libro è senza dubbio la straordinaria ricchezza di dettagli e l'accuratezza del lavoro di ricerca. Pellecchia ricostruisce il percorso di Nowitzki con una profondità che non si limita alla semplice cronaca sportiva, ma si addentra nella dimensione umana e psicologica del campione tedesco.