Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz

Un racconto di speranza e di resistenza

"Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz" è la toccante storia di Oleg Mandić, un bambino di 11 anni che ha vissuto l'orrore del campo di concentramento nazista di Auschwitz. Nato a Sušac, nell'attuale Croazia, nel 1944, Oleg viene arrestato con la madre e la nonna e deportato. Non è ebreo, ma prigioniero politico, perché suo padre e suo nonno si sono uniti ai partigiani dopo l'occupazione nazista.

Nel campo, Oleg sperimenta la fame, i lavori forzati, i continui soprusi e le atrocità del dottor Mengele. Ma grazie alla forza, all'affetto e al coraggio della madre, riesce a sopravvivere. Oleg è stato l'ultimo prigioniero ad uscire vivo da Auschwitz. Per anni, tiene sotto chiave i ricordi, incapace di descrivere ciò che ha vissuto. Quando poi riaffiorano, sente il bisogno di tornare, di rivedere quei luoghi e di darne testimonianza.

Un viaggio nella memoria

Il libro, scritto da Filippo Boni insieme a Oleg Mandić, è un viaggio nella memoria, un racconto di speranza e di resistenza. La storia di Oleg ci ricorda che anche nell'abisso più profondo dell'orrore, i legami affettivi possono rappresentare un'ancora di salvezza. La sua esperienza ci insegna che la memoria è fondamentale per combattere l'odio e la violenza, e per costruire un futuro di pace e di giustizia.

Un libro da leggere per non dimenticare

"Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz" è un libro che non si può dimenticare. È un libro che ci invita a riflettere sul passato, a ricordare le vittime della Shoah e a impegnarci per costruire un futuro migliore. È un libro che ci ricorda che la speranza è sempre possibile, anche nelle situazioni più difficili.