Un padre alla ricerca del figlio in una città notturna e dolente. Una ballata in sedici parti che racconta la fatiscenza sociale e morale, la rabbia e la speranza che si celano tra le vie di una metropoli. Un'opera intensa e commovente di Stefano Benni.
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"Io non ho paura della città né delle sue mille voci." Con queste parole inizia "Blues in sedici", una struggente ballata scritta da Stefano Benni, ispirata a una storia vera e profonda. Un padre, operaio disoccupato, spinto da un presentimento, si avventura nella notte urbana alla ricerca del figlio, in una sala videogiochi della periferia. Questo viaggio cambierà per sempre il destino di entrambi.
Benni trasforma questa storia di sacrificio in un racconto in versi, suddiviso in sedici parti come un blues. Otto voci narranti - l'Indovino cieco, il Padre, la Madre, il Figlio, Lisa, la Città, il Killer, il Teschio - danno vita a un affresco della fatiscenza sociale e morale, del brulicare di una rabbia senza nome. È la volontà di vedere ciò che si cela nell'ombra della metropoli.
La scrittura di Benni trasforma le parole in suono, immergendoci nella città notturna, tra silenzi e rumori sincopati, tra la tensione del buio e la speranza che risuona anche nei luoghi più degradati. In questo scenario uniforme di emozioni e culture, il romanzo ci invita a ritrovare un senso nel vuoto, nel caos, nella violenza e nel disincanto.
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