Un libro che offre una testimonianza cruda e inedita sulla vita dei soldati italiani nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, attraverso le fotografie scattate clandestinamente dal tenente Vialli. Un documento storico di inestimabile valore, che ci permette di comprendere meglio la realtà vissuta da migliaia di soldati italiani che si rifiutarono di collaborare con il regime nazifascista.
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"Ho scelto la prigionia" di Vittorio Vialli, pubblicato da Il Mulino, è un libro che offre una testimonianza cruda e inedita sulla vita dei soldati italiani nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Attraverso le fotografie scattate clandestinamente dal tenente Vialli, il lettore viene catapultato nella realtà disumana dei campi di concentramento, vivendo in prima persona le privazioni, le sofferenze e la lotta per la sopravvivenza.
Dopo l'8 settembre 1943, Vittorio Vialli, come molti altri militari italiani, si trovò di fronte a una scelta cruciale: aderire alla Repubblica di Salò o affrontare la prigionia nei campi nazisti. Vialli scelse la prigionia, un atto di resistenza silenziosa che lo portò a trascorrere quasi due anni nei lager in Germania e in Polonia. La sua passione per la fotografia divenne uno strumento per documentare la realtà circostante, offrendo uno sguardo autentico e senza filtri sulla vita nei campi.
Nonostante le difficoltà e i rischi, Vialli riuscì a conservare e utilizzare una macchina fotografica, scattando numerose foto che ritraggono la vita quotidiana nei lager. Le immagini mostrano le baracche, gli appelli, la fame, le malattie e la morte, ma anche la solidarietà e la resilienza dei prigionieri. Questo "diario fotografico" rappresenta un documento storico di inestimabile valore, che ci permette di comprendere meglio la realtà vissuta da migliaia di soldati italiani che si rifiutarono di collaborare con il regime nazifascista.
Il libro racconta l'odissea di Vialli e dei suoi compagni, segnata dalla sofferenza, dalla perdita e dalla paura, ma anche dalla speranza di tornare a casa e dalla determinazione a non cedere alla disperazione. La liberazione, avvenuta il 5 aprile 1945 grazie all'avanzata delle truppe inglesi, segnò la fine di un incubo, ma lasciò cicatrici indelebili nei corpi e nelle menti dei sopravvissuti.
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