Un'inchiesta sconvolgente sui medici nazisti che, nei campi di sterminio, hanno sostituito il dovere di curare con quello di uccidere. L'autore analizza i meccanismi psicologici che hanno reso possibile tale perversione, offrendo una prospettiva inedita sul Terzo Reich e un monito per il futuro.
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"I medici nazisti erano delle belve quando fecero ciò che fecero? O erano degli esseri umani?". Questa è la domanda al centro dell'inchiesta sconvolgente di Robert Jay Lifton, un'opera che ha aperto una prospettiva inedita sul Terzo Reich e le sue atrocità.
Basata su interviste a vittime e carnefici dei lager, la ricerca di Lifton penetra con rara incisività i meccanismi psicologici che hanno permesso ai medici nazisti di sostituire il dovere di curare con quello di uccidere. Attraverso ritratti di figure come Joseph Mengele, soprannominato "l'angelo della morte", e la descrizione degli esperimenti macabri compiuti nei campi di sterminio, l'autore ricostruisce il processo che ha portato uomini normali a compiere atti disumani.
Lifton esplora come questi medici abbiano legittimato il genocidio degli ebrei come mezzo di risanamento biologico e razziale, svelando la spaventosa normalità di chi ha perpetrato tali orrori. L'analisi rivela come l'ideologia nazista abbia trasformato la missione medica in uno strumento di distruzione, con conseguenze devastanti per l'umanità.
Con la sua analisi, Lifton ci ricorda la necessità di affiancare alla condanna del male compiuto nei lager l'indagine delle ragioni che l'hanno reso possibile. Solo affrontando la cupa verità che quella nazista fu una crudeltà specificamente umana potremo evitare che essa si ripeta in futuro. Questo libro è un monito potente e necessario per le generazioni future, affinché la memoria dell'Olocausto non svanisca e si possa costruire un futuro in cui tali atrocità non abbiano più spazio.