"Il carcere" è un romanzo di Cesare Pavese che racconta l'esperienza del confino politico dell'autore a Brancaleone, in Calabria. Il romanzo esplora il tema del solipsismo intellettuale e la ricerca di un senso in un mondo che appare spesso privo di significato.
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"Il carcere", il cui titolo originario era "Memorie di due stagioni", è il primo romanzo di Cesare Pavese, pubblicato nel 1948, a dieci anni dalla stesura. Questo romanzo, che fa parte del volume "Prima che il gallo canti" insieme a "La casa in collina", racconta l'esperienza autobiografica dell'autore, trasfigurata, durante il suo confino politico.
Pavese narra nel romanzo l'esperienza del confino, fisico e psicologico, da lui vissuta a Brancaleone, in Calabria. Questo luogo, ai suoi occhi, appare come un carcere invisibile, ma invalicabile, pieno di pareti invisibili che lo imprigionano.
"Il carcere" nasce da una storia di solitudine e riapre il problema del solipsismo intellettuale, un tema che Pavese aveva già affrontato in "La casa in collina". Il romanzo esplora la condizione umana di isolamento e la ricerca di un senso in un mondo che appare spesso privo di significato.
"Il carcere" è un'opera fondamentale per comprendere la poetica di Pavese. Il romanzo è intriso di grecità, un elemento che si ritrova in tutta la sua opera. Il confino diventa un'occasione per Pavese di riflettere sul mito, sulla sua poetica e sul passaggio dalla poesia alla prosa.
"Il carcere" è un romanzo che merita di essere letto e riletto. L'acuta introduzione di Monica Lanzillotta offre nuove chiavi di lettura per comprendere l'opera di Pavese.