Il secondo lavoro di Babbo Natale

Babbo Natale in cerca di un secondo lavoro

Babbo Natale, si sa, è uno stagionale, e gli è sempre andata bene così, finché per colpa della crisi non è costretto a cercarsi un secondo lavoro. Fosse facile! Il cameriere? No, Babbo Natale è troppo grosso e goffo. L'animatore? Troppo vecchio. L'operatore di call center?

Un lavoro difficile da trovare

Babbo Natale è un uomo buono e generoso, ma anche un po' pigro. Ama la vita tranquilla, una moglie non ce l'ha e neanche dei figli. E questo è un gran paradosso, perché tutti lo chiamano Babbo.

Ma i tempi sono cambiati. Le Poste Internazionali sono in rosso e Babbo Natale non viene più stipendiato per il suo importante servizio di consegne a domicilio. E neanche può andare in pensione. Eppure ha ormai una certa età.

Babbo Natale è costretto a cercare un secondo lavoro, ma non è facile. I requisiti per essere Babbo Natale sono solo tre: pesare almeno 100 kg, avere la barba lunga e essere buoni e generosi. I primi due requisiti sono facili da verificare, ma il terzo è più complicato.

Alla fine, Babbo Natale riceve una lettera di licenziamento. Senza stipendio, senza cassa integrazione, senza pensione. Dopo tanti anni di onorata carriera, Babbo Natale si ritrova senza lavoro.

Un nuovo inizio

Ma Babbo Natale non è tipo da lasciarsi scoraggiare. Si compra il giornale e inizia a cercare un nuovo lavoro.

Questa favola racconta la possibilità che chi non si arrende ha di inserirsi in questo mondo veloce senza rinunciare a ciò in cui crede. Questa favola è un invito a reinventarsi, attingendo ai propri talenti (proprio come ogni giorno fanno quelli che si inventano un lavoro, aprono cooperative, creano start-up).

Il libro è stato tradotto in diversi paesi del mondo: Inghilterra, Usa, Spagna e sud America, Grecia, Polonia, Cina, Corea del sud, Ucraina, Russia e Serbia.