"King Kasai" è un libro che racconta la storia del colonialismo belga attraverso una notte trascorsa all'interno dell'Africa Museum di Tervuren. Il libro esplora i sotterranei e le gallerie del museo, confrontandosi con i fantasmi di un passato doloroso e ingiusto, e con il simbolo della crudeltà coloniale: King Kasai, un gigantesco elefante imbalsamato.
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"King Kasai" di Christophe Boltanski è un'immersione profonda e inquietante nel passato coloniale belga, un viaggio nel cuore dell'Africa Museum di Tervuren, un tempo Museo reale dell'Africa centrale, costruito per celebrare la gloria dell'impero coloniale belga e del suo re, Leopoldo II.
Boltanski trascorre una notte all'interno del museo, esplorando i sotterranei e le gallerie, confrontandosi con i fantasmi di un passato doloroso e ingiusto. Il museo, oggi "de-colonizzato", conserva ancora tracce di un'ideologia razzista, scolpita nel marmo e nel bronzo, e nelle teche scintillanti che racchiudono uccelli, pesci, rettili, primati, fino all'uomo-leopardo di Tintin.
Ma il vero simbolo di questa storia è King Kasai, un gigantesco elefante imbalsamato, simbolo della crudeltà di un tempo dimenticato. Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che uccise l'elefante nel 1956, addentrandosi nell'oscurità di uno dei tanti "cuori di tenebra" dell'Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.
"King Kasai" è un libro che ci invita a riflettere sul passato coloniale e sulle sue conseguenze ancora oggi presenti. È un libro che ci fa interrogare sulla memoria, sulla riconversione milionaria del museo e sulla vera decolonizzazione. È un libro che ci fa pensare alla cancel culture e alla restituzione dei beni culturali.
"King Kasai" è un libro importante, che ci aiuta a comprendere le radici del mondo in cui viviamo e a guardare al futuro con occhi nuovi.