Un manifesto per un'architettura essenziale e sostenibile, che rispetti i limiti del pianeta e le esigenze di chi lo abita. Friedman propone un'architettura che riscopra i valori naturali e le tecniche compatibili con uno stile di vita più sobrio, promuovendo un'armonia tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale.
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"L'architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà" di Yona Friedman, edito da Bollati Boringhieri, pone una domanda cruciale: a chi spetta il diritto di decidere in materia di architettura? In un mondo segnato da crescente povertà e scarsità di risorse, Friedman propone un'architettura che rispetti i limiti del nostro pianeta e le esigenze di chi lo abita.
Lungi dall'essere un'ennesima critica all'architettura moderna, questo libro è un invito a riscoprire i valori naturali e le tecniche compatibili con uno stile di vita più sobrio. Friedman introduce il concetto di "architettura di sopravvivenza", un approccio che, anziché trasformare il mondo per adattarlo all'uomo, cerca di limitare le trasformazioni, preservando e migliorando gli ecosistemi esistenti.
L'architettura classica mira a plasmare l'ambiente per soddisfare le esigenze umane. L'architettura di sopravvivenza, al contrario, si concentra sulla modifica del modo in cui l'uomo utilizza le risorse, promuovendo un'armonia tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale.
"L'architettura di sopravvivenza" è un testo essenziale per architetti, urbanisti, designer e chiunque sia interessato a un futuro più sostenibile e equo. Friedman ci invita a ripensare il nostro rapporto con l'ambiente costruito e a immaginare un'architettura che sia al servizio dell'umanità e del pianeta.