Un'analisi approfondita della Mosca del 1937, divisa tra l'esaltazione per il progresso sovietico e la repressione staliniana. Un viaggio nella storia per comprendere le dinamiche del potere e le conseguenze delle ideologie totalitarie.
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Nel cuore dell'Unione Sovietica staliniana, Mosca è teatro di una dualità sconcertante. Da un lato, grandiosi processi politici mettono in scena colpe inventate, analizzate con meticolosa precisione. Dall'altro, la città vive in uno stato di esaltazione, tra nuove stazioni della metropolitana e ambiziosi progetti architettonici.
Il Commissario del popolo incarna questa contraddizione, oscillando tra la compilazione di liste di proscrizione e la supervisione dei lavori della nuova metropolitana, simbolo del progresso sovietico. Il Bolshoj, la Piazza Rossa, le dacie, le esposizioni, i luoghi delle esecuzioni e i campi di lavoro si fondono in un unico, inquietante affresco.
"Che fossero collaboratori o persino vittime, tutti si ritrovarono risucchiati, in un modo o nell'altro, nel grande movimento in cui si erano impegnati e che giunse alla sua fine solo nel 1938. La città non era altro che un enorme cantiere in continua trasformazione." Karl Schlögel ci guida attraverso questo labirinto di contraddizioni, svelandoci la complessità di un'epoca in cui l'utopia si trasformò in terrore.