Un'indagine sulla lingua, la letteratura e il silenzio, con un focus sulla questione palestinese. Esplora il potere della parola, la resistenza attraverso il silenzio e offre una prospettiva inedita sulla realtà palestinese. Arricchito da un dialogo stimolante con Maria Nadotti.
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"La lingua rubata. Di letteratura, Palestina e silenzio. Una riflessione e un dialogo con Maria Nadotti" è un'opera che esplora le complesse dinamiche tra lingua, letteratura, identità e oppressione, con un focus particolare sulla questione palestinese. Attraverso una riflessione acuta e un dialogo stimolante con Maria Nadotti, il libro invita il lettore a interrogarsi sul potere della parola, sulla sua capacità di costruire e distruggere, di rivelare e nascondere.
Il libro si snoda attraverso un percorso che intreccia letteratura, storia e testimonianze dirette, offrendo una prospettiva inedita sulla realtà palestinese. L'autore analizza le opere di importanti scrittori palestinesi e internazionali, evidenziando come la lingua sia stata utilizzata come strumento di resistenza, di affermazione identitaria e di denuncia delle ingiustizie subite dal popolo palestinese.
Un tema centrale del libro è il silenzio, inteso non come assenza di parola, ma come forma di resistenza e di auto-protezione. In un contesto di oppressione e di violenza, il silenzio può rappresentare una strategia di sopravvivenza, un modo per preservare la propria identità e la propria dignità. Il libro esplora le diverse sfaccettature del silenzio, analizzando il suo significato politico, sociale e psicologico.
Il dialogo con Maria Nadotti arricchisce ulteriormente il libro, offrendo spunti di riflessione originali e provocatori. Attraverso un confronto aperto e sincero, l'autore e Nadotti affrontano temi complessi come la responsabilità dello scrittore, il ruolo della letteratura nella costruzione della memoria collettiva e la necessità di dare voce a chi non ha voce.