Catherine Malabou offre una rilettura critica della Rivoluzione francese, mettendo in discussione l'idea che essa abbia portato a un cambiamento radicale nella società. L'autrice esplora le zone d'ombra della Rivoluzione, rivelando come le disuguaglianze e le dinamiche di dominio siano persistite, nonostante la retorica egualitaria.
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In "La rivoluzione? Non c'è mai stata", Catherine Malabou offre una provocatoria rilettura della Rivoluzione francese, mettendo in discussione l'idea che essa abbia realmente portato a un cambiamento radicale nella società. Attraverso un'analisi filosofica e storica, Malabou esplora le zone d'ombra della Rivoluzione, rivelando come le disuguaglianze e le dinamiche di dominio siano persistite, nonostante la retorica egualitaria.
L'autrice riprende l'affermazione di Proudhon "La proprietà è il furto!", interpretandola non solo in senso economico, ma anche come un furto di memoria e di senso. La Rivoluzione, secondo Malabou, ha occultato la nascita della proprietà privata e le sue conseguenze, creando nuove forme di esclusione e marginalizzazione.
Malabou evidenzia come la Rivoluzione abbia generato nuove categorie di esclusi: i proletari all'interno e i colonizzati all'esterno. Questi gruppi, eredi dei servi dell'Ancien Régime, sono stati privati dei diritti e della dignità, perpetuando un sistema iniquo di distribuzione della ricchezza.
L'autrice denuncia l'oblio che ha avvolto l'effettivo statuto del regime proprietario e delle dinamiche di dominio che lo sottendono. Questo oblio, secondo Malabou, ha impregnato anche alcune critiche contemporanee della proprietà, come la teoria dei beni comuni e gli approcci decoloniali.
"La rivoluzione? Non c'è mai stata" è un'opera che invita a riflettere criticamente sul passato per comprendere meglio il presente. Malabou ci spinge a interrogarci sulle nostre certezze e a mettere in discussione le narrazioni dominanti, per costruire un futuro più giusto ed equo.