Un'analisi del secondo comandamento che invita a riflettere sull'uso strumentale del nome di Dio per giustificare ingiustizie e violenze, e a riscoprire il significato profondo della santificazione del divino come impegno per la costruzione di relazioni umane pacifiche.
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Il libro "Non nominare il nome di Dio invano" edito da Il Mulino, offre una riflessione sul significato autentico del secondo comandamento. Spesso ridotto a un divieto di blasfemia, questo comandamento racchiude in realtà un monito ben più ampio: non utilizzare il nome di Dio per giustificare ingiustizie, oppressioni e violenze.
Gli autori, Carlo Galli e Piero Stefani, analizzano come, nel corso della storia, il nome di Dio sia stato spesso invocato per legittimare guerre e oppressioni. Anche nell'era globale, il legame tra religione e violenza rimane una sfida cruciale. Il libro invita a una riflessione critica sull'uso strumentale del divino per fini tutt'altro che nobili.
Il volume esplora il significato profondo della santificazione del nome di Dio, come espresso nel "Padre Nostro". Questa santificazione dovrebbe tradursi in uno spazio di libertà e in un impegno concreto per la costruzione di relazioni umane pacifiche e giuste.
"Non nominare il nome di Dio invano" è un invito a interrogarsi sul significato autentico della fede e sulla responsabilità di agire nel mondo in coerenza con i valori di giustizia e pace. Un testo essenziale per chi desidera approfondire la propria comprensione del divino e il suo ruolo nella società contemporanea.
Questo libro è una lettura stimolante per chiunque sia interessato a esplorare le dimensioni etiche, filosofiche e sociali della fede religiosa.