Un'analisi approfondita dell'opera di Francesco Borromini, uno degli architetti più enigmatici e affascinanti del barocco romano. Il libro esplora l'ossessione di Borromini per gli angoli, il suo concetto di edificio come corpo organico e l'eloquenza concettuale delle sue creazioni.
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Un arguto commento di Gian Lorenzo Bernini sul suo rivale Borromini funge da spunto per un'analisi approfondita dell'opera di uno degli architetti più enigmatici e affascinanti del barocco romano. L'appellativo di "tagliacantone", benché sarcastico, mette in luce la pratica quasi ossessiva di Borromini nel risolvere l'articolazione degli angoli in modo coerente e originale.
Attraverso smussature oblique, arrotondamenti e vari espedienti, Borromini cerca di evitare gli angoli per garantire la continuità della scansione parietale, oppure li enfatizza per esaltarne la funzione di cerniera della struttura spaziale. La sua architettura si basa sull'idea di un edificio come un corpo organico, in cui ogni dettaglio contribuisce al funzionamento vitale dell'insieme.
Le invenzioni di Borromini, radicate in questa visione mimetica, acquisiscono un'eloquenza concettuale e a volte metaforica. Questo libro esplora in profondità le peculiarità del suo stile, offrendo una nuova prospettiva sull'opera di un genio dell'architettura barocca.
Questo libro è un'occasione unica per approfondire la conoscenza dell'opera di Francesco Borromini, uno dei protagonisti indiscussi del barocco romano. Grazie a un'analisi dettagliata e a un linguaggio chiaro e accessibile, il lettore potrà scoprire i segreti di un'architettura innovativa e profondamente concettuale.