Un'analisi del valore della cultura classica nel mondo contemporaneo, esplorando il ruolo delle fonti classiche nel pensiero europeo e l'importanza dello studio del greco antico e del latino. Lucio Russo evidenzia come la scienza europea abbia mutuato i suoi fondamenti epistemologici dai trattati ellenistici, e propone una rivisitazione della cultura classica per un ruolo unificante nel sapere.
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Nel saggio «Perché la cultura classica: la risposta di un non classicista», Lucio Russo esplora il ruolo cruciale che le fonti classiche hanno avuto nella storia del pensiero europeo, dal Rinascimento all'Ottocento. L'autore si interroga sull'importanza dello studio del greco antico e del latino nelle società moderne, spesso orientate verso discipline di immediata utilità, e sulla necessità di preservare il liceo classico.
Russo evidenzia come concetti fondamentali della nostra civiltà, quali «contratto sociale» e «democrazia», derivino dalla cultura greca. L'autore dimostra che il debito dell'Occidente verso le civiltà greca e romana è ben più ampio di quanto comunemente riconosciuto, spaziando dalla filosofia all'arte, dalla musica alla letteratura, e toccando anche discipline scientifiche come l'astronomia, la fisica, la geometria e la matematica.
Russo chiarisce come la scienza europea abbia mutuato i suoi fondamenti epistemologici, in particolare i metodi dimostrativo e sperimentale, dallo studio dei trattati ellenistici, con un focus sulle opere di Archimede e sugli Elementi di Euclide. L'autore sostiene che una rivisitazione profonda della cultura classica potrebbe riassumere quel ruolo unificante che ha svolto in passato, offrendo una prospettiva integrata e coerente del sapere.
Il libro rappresenta un invito a riscoprire il valore della cultura classica, non solo come patrimonio storico e umanistico, ma anche come fonte di ispirazione e guida per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.