Un'analisi profonda sull'Olocausto e le sue implicazioni etiche, che mette in discussione la nostra comprensione dell'umano e dell'inumano. Agamben ci invita a confrontarci con l'eredità di Auschwitz per delineare una nuova etica della testimonianza.
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"Quel che resta di Auschwitz: L'archivio e il testimone" di Giorgio Agamben, terzo volume della serie *Homo Sacer*, si confronta con una delle questioni più urgenti e complesse del nostro tempo: il significato etico e politico dello sterminio degli ebrei. Agamben non si limita a ripercorrere le circostanze storiche, ma scava nel profondo della nostra comprensione umana di ciò che è accaduto, interrogandosi sul comportamento di carnefici e vittime e sull'enigma che le loro parole ancora rappresentano.
L'autore rifiuta le facili spiegazioni e la sacralizzazione a buon mercato, scegliendo invece di ascoltare la "lacuna intestimoniabile" presente in ogni testimonianza, quella dei "musulmani" che hanno "toccato il fondo". In questa prospettiva, Auschwitz non è solo il campo della morte, ma il luogo di un esperimento in cui i confini tra l'umano e l'inumano si sono cancellati.
Agamben mette in discussione l'intera riflessione morale del nostro tempo, mostrandone l'insufficienza di fronte all'orrore di Auschwitz. Dalle rovine di questa esperienza estrema, l'autore intravede il profilo incerto di una nuova terra etica: quella della testimonianza, un'etica che si confronta con l'indicibile e l'incomprensibile.
Un libro fondamentale per chiunque voglia comprendere a fondo il nostro tempo e le sfide che ci pone di fronte.