Un'analisi radicale sulla vita e l'arte di Vincent van Gogh, che lo dipinge come un martire di una società oppressiva, un "suicidato" da un sistema che schiaccia la creatività e la libertà artistica.
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"Van Gogh. Il suicidato della società" di Antonin Artaud è un'opera provocatoria che offre una prospettiva inedita sulla vita e la tragica fine di Vincent van Gogh. Lungi dal considerare il pittore olandese come vittima della propria follia, Artaud lo dipinge come un martire di una società oppressiva, un "suicidato" da un sistema che schiaccia la creatività e la libertà artistica.
Artaud non si limita a una semplice biografia di Van Gogh, ma utilizza la sua storia come pretesto per lanciare un atto d'accusa contro la società, vista come un'entità malvagia che opera attraverso un "crimine organizzato" o una "magia nera universale". Questa forza oscura, secondo Artaud, mira a controllare e distruggere gli artisti più sensibili e vulnerabili, soffocando la loro genialità.
Per avvalorare la sua tesi, Artaud traccia parallelismi tra la vicenda di Van Gogh e quelle di altri artisti tormentati come Edgar Allan Poe, Gérard de Nerval e Nietzsche, accomunati dalla lotta contro un ambiente ottuso e repressivo. Attraverso queste comparazioni, l'autore evidenzia come la società possa agire come una forza distruttiva nei confronti del talento artistico.
"Van Gogh. Il suicidato della società" è un'opera intensa e provocatoria che invita il lettore a riconsiderare la figura di Van Gogh e a riflettere sul ruolo della società nel destino degli artisti. Un libro che, a distanza di anni dalla sua pubblicazione, continua a stimolare il dibattito e a offrire nuove chiavi di lettura sulla vita e l'arte di uno dei pittori più amati e discussi di sempre.