"Il non-so-che e il quasi-niente" di Vladimir Jankélévitch è un'esplorazione filosofica dell'ineffabile e dell'assenza di fondamenti dell'esistenza umana. L'autore invita a un agire responsabile e consapevole, offrendo una prospettiva originale e stimolante sulla condizione umana.
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Immergiti nelle profondità del pensiero di Vladimir Jankélévitch con "Il non-so-che e il quasi-niente", un'opera che sfida le convenzioni filosofiche e apre nuovi orizzonti di riflessione. Pubblicato originariamente alla fine degli anni Cinquanta, questo testo si distingue per la sua inattualità e per l'approccio originale a concetti come grazia, innocenza e semplicità.
In un'epoca dominata dalle figure di Hegel, Husserl e Heidegger, Jankélévitch traccia un percorso inedito, attingendo a fonti come Plotino, Juan de la Cruz, Graciàn e Brémond per illuminare il mistero dell'esistenza umana. Lontano dalle mode filosofiche del tempo, l'autore si concentra sul flusso dell'esperienza vivente, esplorando il significato di un'esistenza priva di fondamenti ma profondamente responsabile.
Con un'introduzione illuminante di Enrica Lisciani Petrini, "Il non-so-che e il quasi-niente" è un'opera imprescindibile per chiunque voglia approfondire la propria comprensione della condizione umana e del mistero dell'esistenza.