Un'analisi critica dell'automazione delle politiche migratorie e dell'uso dell'intelligenza artificiale nel controllo dei confini. Fabio Chiusi smonta l'ideologia tecnocratica che vorrebbe affidare la mobilità umana a dispositivi tecnologici avanzati, mostrando come l'innovazione, quando è al servizio della disuguaglianza, non libera ma incatena.
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Un nuovo lessico tecnologico, fatto di droni, sensori sofisticati, riconoscimento facciale e analisi di big data, sta ridefinendo il modo in cui percepiamo e gestiamo le frontiere. La promessa ricorrente è allettante: la tecnologia risolverà le sfide migratorie, distinguendo con precisione chi ha il diritto di attraversare i confini e chi no. Le "frontiere intelligenti" promettono efficienza, sicurezza e giustizia, ma dietro questa facciata di neutralità si cela una realtà inquietante.
L'ossessione per il controllo dei confini sta accelerando l'automazione delle politiche migratorie. Tecnologie avanzate, dal riconoscimento biometrico all'analisi predittiva dei dati, non si limitano più a supportare le decisioni umane, ma le sostituiscono sempre più spesso. Queste decisioni automatizzate si basano su logiche opache, escludenti e profondamente inique, trasformando le frontiere in laboratori di sperimentazione tecnologica dove il diritto viene sospeso e l'efficienza prevale sulla giustizia.
"La fortezza automatica" non è una proiezione futuristica, ma una fotografia del presente. Fabio Chiusi ricostruisce le premesse ideologiche e storiche di questa automazione, analizzando le deportazioni di massa negli Stati Uniti basate sull'IA e i progetti di ricerca europei che prefigurano un futuro ancora più automatizzato. L'autore smonta l'ideologia tecnocratica che vorrebbe affidare la mobilità umana a dispositivi tecnologici avanzati, dimostrando come l'innovazione, quando è al servizio della disuguaglianza, non libera ma incatena.
Frontiere automatizzate, intelligenza artificiale, migrazioni, controllo dei confini, politiche migratorie, tecnologia, automazione, disuguaglianza, diritti umani, Fabio Chiusi, Bollati Boringhieri.