Judith Butler analizza il potere del linguaggio e la sua capacità di generare effetti nella realtà sociale e politica. Contesta la censura e propone una politica di riappropriazione delle parole d'odio per trasformarle e contrastare i discorsi di esclusione.
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"Parole che provocano. Per una politica del performativo" di Judith Butler, pubblicato da Cortina Raffaello, offre una riflessione acuta e necessaria sul potere del linguaggio e sulla sua capacità di generare effetti concreti nella realtà sociale e politica. In questo saggio incisivo, Butler esplora le dinamiche complesse che si instaurano tra le parole, il potere e la vulnerabilità, offrendo strumenti concettuali preziosi per comprendere e contrastare i discorsi d'odio e le pratiche di esclusione.
Butler contesta l'idea che la censura sia la risposta adeguata alle parole che provocano. Afferma, invece, la necessità di una politica della riappropriazione, che consiste nel citare e ripetere le parole d'odio per trasformarle, per farle agire contro gli scopi per cui erano state originariamente pronunciate. Questo processo di "resignificazione" permette di disinnescare il potere lesivo delle parole e di aprire nuovi spazi di agency e resistenza.
L'autrice analizza in profondità il modo in cui le parole, attraverso la loro ripetizione e circolazione, sedimentano significati e producono effetti di realtà. Esplora, inoltre, il ruolo del corpo e dell'affettività nella performatività del linguaggio, mostrando come le parole possano ferire, umiliare, ma anche mobilitare e generare solidarietà.
"Parole che provocano" è un testo fondamentale per studenti, studiosi e attivisti interessati alle questioni del linguaggio, del potere, dell'identità e della giustizia sociale. La scrittura chiara e accessibile di Butler rende questo saggio un'introduzione ideale al suo pensiero e un contributo imprescindibile al dibattito contemporaneo.